giovedì 20 novembre 2003
“…sono italiane queste mine…”
Ibrahim Muhammad era uno sminatore iracheno che lavorava per conto dell’agenzia inglese MAG (Mine Advisory Group): parecchie decine di uomini stanno ripulendo dalle mine le campagne attorno a Kirkuk, a poco più di un’ora di macchina da noi.
Quel giorno l’ambulanza del FAP (Punto di Pronto Soccorso) messo su da Emergency in Kirkuk, ci porta tre feriti da mina. Due hanno schegge diffuse nel torace ed agli arti ma non sono gravi. Il terzo, Ibrahim, forse 25 anni, è angosciante da vedere; oramai comincio ad avere una certa esperienza di feriti da mina, ma questa volta sono rimasto pietrificato. Scomparse tutte e due le gambe, portate via dalle schegge di mina, rimanevano brindelli di carne nera sporca. Il braccio destro inesistente dal gomito in giù, a sinistra un mozzicone di mano senza dita, ferite ai genitali, al viso e lesioni gravi agli occhi. Ibrahim è scioccato, senza sangue. In dieci minuti siamo in sala operatoria per le amputazioni, e subito arriva l’oculista iracheno dal “Teaching Hospital” che è a pochi passi da noi: un occhio è perso e l’altro forse potrà cavarsela, si vedrà nel tempo, mi dice il Dr. Kawa. Mi dice anche che un occhio è stato distrutto da due frammentini di osso sparatigli quando la mina gli ha disintegrati gli arti.
Ibrahim se la cava, riceve sette sacche di sangue, ora è in carrozzina, cosciente e racconta. Stava recuperando una Valmara V69, la conosce bene perché sono le più comuni quassù nel Nord Iraq, mi dice anche che sono italiane queste mine, e mi vergogno di essere italiano in mezzo agli infermieri iracheni che ascoltano in silenzio. E poi ancora, mi spiega che la Valmara ha cinque punte che sporgono dal terreno, se vengono appena sfiorate fanno esplodere una piccola carica che fa saltare la mina a circa mezzo metro fuori dal terreno, e qui la detonazione principale spara circa 2000 schegge metalliche per un raggio di 15 metri. Ha imparato a fare lo sminatore a Kirkuk in un corso di due settimane. Di V69 ce ne sono tante perché fuori Kirkuk Saddam aveva un grosso campo militare che aveva difeso minando tutta la zona. Ibrahim stava portando questa mina assieme alle altre già recuperate, per farle poi brillare, ma qualcosa non ha funzionato… Ibrahim non è morto perché aveva il giubbotto di protezione, per cui addome e torace sono stati illesi, la visiera di protezione del viso se l’è tolta perché era sicuro in un lavoro che aveva fatto ormai tante volte, i suoi compagni che lo aspettavano erano a più di dieci metri da lui. Ibrahim è sopravvissuto, ma come si fa a considerare fortunato uno che è ridotto ad un tronco senza arti, e cieco! Guadagnava 170-200 dollari al mese, ora avrà un indennizzo: un suo amico anche lui amputato ha ricevuto 10.000 dollari.
Penso ma come fa ad avere la voglia di raccontare, con voce dura e sicura, come fa ad avere ancora la voglia di vivere.
Anche stasera ci salutiamo, e lui mi ferma “dottore, sono preoccupato per i miei occhi, dimmi che uno si salva”, e ho capito che sotto le bende stava piangendo…
Silvio Galvagno