Quest’estate dall’1 al 10 agosto si è vissuto un momento molto importante per lo scoutismo italiano: la Route nazionale, un evento eccezionale, svoltosi solo altre 3 volte, l’ultima nel 1986, un modo per celebrare i 40 anni dell’Agesci (Associazione Guide Esploratori Scout Cattolici Italiani).
Noi del Clan del Saluzzo 1 c’eravamo!
Dall’1 al 5 agosto c’è stata la «parte mobile»: i 30 mila partecipanti erano sparpagliati in tutta Italia su 456 percorsi diversi in «comunità gemellate» formate da 3-4 clan. Dal 6 al 10 agosto, invece, c’è stato il «campo fisso» e tutti i ragazzi si sono riuniti tutti nel parco di San Rossore a Pisa.
Per chi non lo sapesse, il Clan è un gruppo di scout chiamati rover (i ragazzi) e scolte (le ragazze) dai 16 ai 21 anni con due o più educatori, i capi-adulti, momento educativo che corrisponde all’ultima parte del cammino scout.
Che cosa abbiamo fatto veramente in 30 mila durante il «campo fisso» a San Rossore? Le giornate sono state molto intense , con tante attività: laboratori e conferenze su tematiche di attualità, confronto su problematiche del nostro Paese e su noi stessi, che siamo il futuro dell’Italia. L’obiettivo era capire davvero cosa vogliamo fare del nostro avvenire.
Una giornata a San Rossore non la si può dimenticare: gioia, allegria canzoni, chitarre e tamburi, ragazzi che cantano, parlano e giocano da tutte le parti, senza dimenticare spettacoli e riflessioni anche alla sera.
Il parco di San Rossore è stato una «città di tende», divisa in 5 quartieri di circa 6000 persone, ognuno dotato di docce, lavandini e servizi igienici, disseminati di piccoli igloo colorati dappertutto. Un colpo d’occhio eccezionale.
Ogni giorno arrivavano grandi tir che portavano i viveri e noi toccava differenziare tutti i rifiuti che producevamo per poter lasciare alla fine il parco bello e pulito come al nostro arrivo, anzi meglio di come l’avevamo trovato!
L’attività più importante della Route nazionale è stata però la stesura di un documento chiamato «Carta del coraggio»: un testo redatto dai 456 alfieri (uno per ognuna delle 456 «comunità gemellate»), fattisi portavoce delle idee dei ragazzi dei clan che li avevano scelti democraticamente.
In questo documento, dopo 3 giorni di confronto serrato tra gli alfieri, sono stati trattati temi come il territorio, il lavoro, la legalità, l’istruzione, la sanità, la politica, l’amore e la fede, mettendo in risalto le problematiche e cercando di offrire possibili soluzioni. L’ultimo giorno, durante la cerimonia di chiusura, la Carta è stata consegnata direttamente nelle mani del premier Matteo Renzi e del cardinal Bagnasco, presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), affinché le nostre idee arrivassero a tutte le istituzioni politiche e religiose e non restassero «aria».
Non crediamo di aver cambiato l’Italia, ma sappiamo che 30000 giovani sono riusciti a far valere le proprie idee e hanno contribuito, come si dice, a mettere quella prima goccia nell’oceano, che magari un giorno porterà al cambiamento. CORAGGIO: questo è stato il tema della route: noi ci siamo stati, abbiamo agito perchè abbiamo avuto coraggio e speriamo che altre «gocce» arrivino dopo la nostra.
Enrico Gandino
P.S. ecco la galleria fotografica!